Cultura leggera, Feuilleton

Con le tartarughe si fanno i pettini -16 di Clementina Coppini

Tenni la mano a quell’uomo che annegava nel liquido prodotto dalle sue stesse viscere e, nel contatto con quella mano cattiva che mi aveva picchiato così tante volte, trovai un modo per riconciliarmi con la vita. Ci vollero ore e ore di muta agonia senza sofferenza, o almeno spero, per giungere alla fine. La mano diventava sempre più sottile e fredda, come se si svuotasse della linfa vitale, che dalle estremità andava a convergere non si sa bene dove, forse nell’anima che non credevo avesse. Alla fine lo abbracciai, forse per la prima volta nella vita e forse con affetto.

Il perdono me lo figuravo come qualcosa di immenso e mi sembrava impossibile poterlo raggiungere. Quella notte compresi come invece esso sia qualcosa di gelatinoso, che non nasce dalla bellezza, ma dal male. Un umore maligno che con fatica si trasfigura in qualcosa di limpido. Strano, vero? Ancora una volta la morte era venuta a trovarmi.

Vediamo fantasmi di continuo. Mettiamo ogni secondo in scena la morte e non ce ne accorgiamo nemmeno, chissà perché. Pensiamo alla vita come illuminazione e alla morte come buio, non come due emisferi che si attaccano tra loro. Mentre salutavo mio padre simulando distacco provavo invece attaccamento. Odiare il carnefice, dare una seconda possibilità, avere una direttiva morale, credere nella compassione, non farsi schiacciare dal proprio passato, combattere il rancore: tutte cose che prese separatamente saranno anche costruttive, ma mischiate insieme mi avevano sempre fatto venire gli incubi. Tenere quella mano fredda in qualche modo mi consentì di trasferire in essa tutto il male subito, restituendolo al mittente. È così che si perdona? Boh.

Al funerale tutti si mostravano dispiaciuti (è così che si fa), alcuni piangevano. Non io. Stavo lì al primo banco a sinistra della bara. La mia parte è la sinistra, da sempre mia vocazione. Da bambino ero mancino, ma la maestra mi aveva corretto. Sento ancora le nocche della sua mano, sinistra anche lei, chiusa a pugno che mi colpivano la scatola cranica, insistendo sulla testa con la fede nuziale. Non capivo perché una dovesse usare la mano sinistra per far diventare destrorso un mancino. Era una contraddizione di termini.

Segue….

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