“Quante anime gemelle ci sono in giro, sparse qua e là? […]
Io credo che a modo loro, sia Andrea, sia Marco, sia Francesco, sia Edoardo siano state mie anime gemelle, perché in un certo momento, per un certo periodo, abbiamo camminato lungo la stessa via. Ci siamo tenuti per mano e abbiamo condiviso le stesse medesime cose. Poi la strada si è divisa e ciascuno ha preso la sua.”
Manuela Donghi
Sono tanti gli spunti di riflessione che Manuela ci ha regalato con il suo romanzo ‘Le cose capitano’.
Sicuramente uno dei più significativi è questa analisi disincantata della favola dell’anima gemella, del principe azzurro. Ci hanno cresciute così, con questa favolosa aspettativa, benché questa figura di uomo in calzamaglia avrebbe dovuto metterci in allarme. E così come Diletta, la protagonista, se analizziamo la nostra vita scopriamo che di principi ne abbiamo trovati più d’uno ma che, di volta in volta, siamo noi che abbiamo indossato la maschera giusta per adattarci.
Una volta Biancaneve sola e bisognosa di aiuto, un’altra Bella indipendente e determinata o magari Cenerentola bella e svampita al punto tale da perdersi una scarpa. Una scarpa? Ma siamo impazzite con quello che costano probabilmente è meglio perdere il principe di turno.
La rivelazione per Diletta arriva con una lista. La lista di quello che desidera per se stessa. Solo così capisce che la sua vera anima gemella, che quell’amore così profondo e appagante che sta cercando, non è altro che quello che ognuna di noi deve a sé stessa.
I principi vanno e vengono ma se vogliamo veramente essere felici prima dobbiamo imparare a volerci bene.
In questo romanzo troviamo altre due concetti significativi e dei quali ognuna di noi dovrebbe fare tesoro.
Il primo è che per tutta la vita della protagonista costellata di storie d’amore importanti, profonde e spesso difficili, l’unica vera costante è un’amica.
Un’amica che sostiene, con cui si litiga, con la quale, nel corso del tempo, ci si scambiano anche cattiverie terribili ma sempre presente. Sempre pronta a correre per l’altra e per la quale si è sempre pronte a lasciare tutto per esserci.
Questa è una specialità di noi donne: vogliamo bene alle nostre amiche nonostante tutto, nonostante a volte ci facciano del male o lo facciamo noi a loro, nonostante le diversità, le scelte di vita differenti, le distanze.
Per un’amica che ha bisogno di noi siamo sempre disponibili, anche quando non possiamo. Questa è una delle meraviglie del mondo femminile che gli uomini non capiranno mai. ‘Ma cosa ti preoccupi per Giovanna che è stata senza farsi sentire per mesi?’ Chi non si è sentita dire qualcosa di simile dal proprio compagno? oppure ‘Ma Giovanna ce l’ha una famiglia, ci penseranno loro’.
Grazie al cielo noi non siamo così.
L’ultima cosa, e poi la smettiamo perché altrimenti vi raccontiamo troppo mentre questo libro merita di essere letto, che ci ha toccato in modo particolare è la scelta della protagonista.
In un mondo sempre più complesso, nel quale la vita di ognuno, ma specialmente delle donne, è sempre più stressante e complicata, il sostegno di un professionista, uno psicologo, è una cosa che ci sentiamo di raccomandare a chiunque.
La nostra generazione è cresciuta nella vergogna per i disagi psicologici e per questo facciamo ancora molta fatica ad ammettere di avere bisogno di aiuto. “Vai dallo psicologo? Ma non sei matta!” questa frase ce la siamo sentita ripetere molte volte anche da persone apparentemente intelligenti e colte.
Chi però riesce a superare questo arcaico pregiudizio, scopre che andare da uno psicologo o da uno psicoterapeuta non è una mancanza o un sintomo di debolezza, anzi, è il segno che abbiamo talmente imparato a volerci bene da aver capito che il supporto di un esperto ci può aiutare a comprendere meglio quello che proviamo e ad affrontare le nostre fatiche.
Diletta, la protagonista di questa storia, che potrebbe essere ognuna di noi, lo capisce molto bene tanto che…
Siete curiose? Se volete saperlo non vi resta che leggerlo.