Ed è arrivato anche settembre. Per noi, che siamo di Monza, si è palesato con quel rumore di fondo che abbiamo imparato ad apprezzare fin da bambine: il rumore dei motori della Formula uno. Un suono che ci ha accompagnate in questi giorni insieme al frastuono degli elicotteri, che alacremente trasportano persone e personaggi da e per l’autodromo, ed al rombo emozionante delle Frecce Tricolori che, da alcuni anni, precedono la partenza della gara.
Ci siamo abbandonate ai ricordi, degli anni dell’adolescenza quando la prova di coraggio era infilarsi nei buchi delle reti dell’autodromo oppure gli anni della giovinezza quando ogni amicizia era buona per poter accedere ai box durante le prove. Sempre lo stesso obiettivo: vedere da vicino quei bolidi luccicanti e ascoltare con emozione infinita lo scaldarsi dei motori, respirando la tensione e l’eccitazione dei tecnici e meccanici delle scuderie. Per noi le vere protagoniste sono sempre state le auto e mai i piloti più o meno affascinanti che si sono succeduti nel tempo.
E allora abbiamo pensato, noi che siamo cresciute con il ruggito delle monoposto, di dedicare questo mese al binomio donne e motori.
Una delle nostre caratteristiche è quella di andare contro gli stereotipi, ecco perché, dal momento della patente, anzi, dal giorno in cui abbiamo potuto guidare la nostra prima auto (una R4 con il cambio sul cruscotto!), non abbiamo più smesso di farlo. La maggiore soddisfazione ci è arrivata dai nostri figli quando hanno detto ai loro padri: “Fai guidare mamma che è più brava”.
Al di là della competizione di genere pensiamo che il rapporto tra noi donne e le macchine sia ancora un grosso problema da risolvere. Molte di noi sono cresciute pensando che guidare fosse una cosa da uomini e hanno perso, o addirittura non hanno mai avuto, la propria competenza nella guida.
Invece anche questo è un segno di maturità e di indipendenza: dobbiamo sempre essere in grado di poterci muovere in autonomia, le distanze ed il traffico non sono mostri invincibili, è sufficiente solo un po’ di allenamento.
Basta provare!
Abbiamo amiche che hanno sempre lasciato il volante ai loro partner e che quando si sono dovute reinventare da sole hanno scoperto il piacere di viaggiare in autonomia.
Una donna che, tra tutte, pensiamo rappresenti al meglio il nostro pensiero è Lella Lombardi: un esempio per tutte noi.
Lella, al secolo Maria Grazia, nata nel 1943, imparò a guidare all’età di otto anni. Appena cresciuta contribuì all’attività di famiglia guidando il furgone per le consegne sulle strade della Liguria. Con i propri risparmi si comprò la prima macchina da corsa ed iniziò la propria carriera che la portò fino in Formula uno per il cui campionato detiene, ad oggi, il record per il maggior numero di gare disputate.
Lella ci piace perché non ha desistito. È andata avanti con il suo sogno anche quando si è sentita dire da un direttore di gara: “L’unico casco che una donna deve mettersi è quello del parrucchiere”.
Pensiamo che il suo successo più bello non sia arrivato dai risultati di gara ma dalla stima e dall’amicizia ricevuta dai colleghi uomini.
Una vera Signora in Circolo che deve essere da esempio a tutte noi: non ci sono attività da uomo o da donna, ci sono cose che ci appassionano oppure no. La passione non ha genere ed il risultato è figlio dell’impegno e della perseveranza.
Quindi care amiche, se amate guidare, da domani fatevi dare le chiavi dell’auto e partite. Forse all’inizio avrete un po’ paura del traffico o andrete pianino ma, col tempo, assaporerete la gioia dell’autonomia. E chissà che voi e le vostre amiche non possiate diventare delle nuove Thelma e Louise. Ovviamente con un rigoroso lieto fine.